Comunicato unitario sulle accuse di eversione per le irruzioni al comune e al circolo La Fattoria

Convocazione conferenza stampa nella giornata di giovedì 25 gennaio ore 13 presso la sala Parentelli, Palazzo d’Accursio.In questi giorni sono tante le notifiche arrivate agli attivisti politici di questa città avvisati della chiusura delle indagini dell’ennesima inchiesta dall’ormai noto pubblico ministero Giovagnoli.

Questa volta si tratta di 41 indagati per la contestazione all’assessore alla casa Merola durante un dibattito sul diritto all’abitare (dopo che la mattina la polizia aveva fatto irruzione in alcuni alloggi autoassegnati al quartiere Bolognina) e di altre 45 per l’ingresso e l’interruzione del consiglio comunale di Bologna, al quale si chiedeva una presa di posizione sul CPT di via Mattei. Nel primo caso si trattava di una contestazione a chi aveva, di fatto, politicamente autorizzato lo sgombero, la stessa mattina, di alcuni alloggi autoassegnati. Nel secondo invece si trattava dell’ingresso durante la seduta del consiglio comunale del 9 ottobre scorso e della sua interruzione al fine di rendere esplicita una seria presa di posizione sul CPT di via Mattei a Bologna da parte dello stesso consiglio. Da notare che l’esito di questa interruzione è stata la convocazione di una commissione consiliare svoltasi in Comune che ha visto la partecipazione di cittadini, associazioni ed eletti.

Tornando alle accuse, ci viene questa volta imputato, in entrambi i casi di aver impedito ai consiglieri e all’assessore di parlare usando minacce e violenza. Tutti i reati inoltre sono stati aggravati dall’uso dell’accusa di eversione dell’ordine democratico in conseguenza della quale il pubblico ministero ha chiesto varie forme di restrizione delle libertà personali: 16 arresti domiciliari, 4 fogli di via e 25 obblighi di firma due volte a settimana dalla polizia giudiziaria.
Misure per fortuna rifiutate dal giudice per le indagini preliminari, ma caparbiamente riproposte in appello al tribunale della libertà dallo stesso pubblico ministero.

Sono due anni che Giovagnoli attenta alla libertà di espressione del dissenso in questa città . Si invoca ormai da anni e da più parti la partecipazione dal basso quale strumento necessario per costruire democrazia ma non appena tale partecipazione diviene effettiva e concreta ecco l’intervento di PM che rispolverano leggi frutto di tutt’altro contesto politico e sociale.
Accusare di eversione ogni tentativo di lotta per il cambiamento sociale è sintomo di una cultura giuridica reazionaria, contro la partecipazione alle scelte fondamentali del vivere comune, contro ogni forma di autorganizzazione sociale diversa dalla politica istituzionale e partitica. Se poi una delle imputazione a carico degli attivisti del movimento bolognese è quella di essere numerosi alle iniziative di contestazione, si arriva al ridicolo.

Le indagini di Giovagnoli si muovono su un piano fortemente condizionato da elementi di pregiudizio politico e purtroppo con una totale assenza, eccetto alcuni rari casi, di prese di posizione da parte delle forze sociali, politiche e sindacali di questa città , contro l’uso forsennato dell’aggravante di eversione.
Non possiamo non rilevare che il clima politico instauratosi dopo l’ insediamento della nuova maggioranza a Palazzo d’Accursio ha favorito le condizioni per l’accanimento giudiziario portato avanti da PM Giovagnoli e dal procuratore capo Di Nicola.

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