Non si gioca con le basi!

SABATO 17 TUTTE/I A VICENZA! NO DAL MOLIN!
TRENO NO WAR DA BOLOGNA – STAZIONE FS ORE 9.00

Quale che sia il colore politico di chi ci governa, costante è l'asservimento agli interessi statunitensi. Il ritiro delle truppe dall'Iraq è sicuramente una buona notizia, ma non rappresenta altro che il dazio necessario e sufficiente pagato ai partiti comunisti e ambientalisti perché garantissero un anno fa i voti alla coalizione di centrosinistra; ed è facilmente inquadrabile in un'ottica di convergenza di quest'ultima con i Democratici USA. I probabili nuovi inquilini della White House, difatti, ora iniziano a schierarsi per il disimpegno americano dalla terza guerra del Golfo, che pur nel 2003 avevano avallato. Ogni altra decisione di politica estera è ciecamente atlantista, come dimostra l'approvazione di una nuova servitù militare a Vicenza.

Si è ignorato il forte dissenso della comunità locale, manifestatosi con il corteo nazionale del 2 dicembre scorso (30.000 persone), con l'occupazione della stazione immediatamente dopo il sì di Prodi alla nuova base il 15 gennaio e con un presidio permanente che resiste da quel giorno. L'aviazione USA è stata autorizzata ad espropriare un'area verde di consistente dimensione ed edificare strutture il cui impatto ambientale e urbanistico sarebbe devastante. Peraltro, avendo la base natura extraterritoriale, gli Stati Uniti non sono tenuti a mantenere il livello delle emissioni nocive sotto ai parametri del Protocollo di Kyoto, che non hanno mai firmato.
Non ne paghiamo soli i costi ambientali, poiché le basi americane, si legge in un documento reso pubblico dal Dipartimento di Difesa americano, sono a spese dell'erario italiano per il 41% del totale: nel nostro caso, 366 milioni di dollari. Tre milioni sono già stati versati cash, mentre gli altri arrivano da una serie di facilitazioni che l’Italia concede all’alleato: affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti.
Facilitazioni tutte a favore del perdurante conflitto Iracheno a cui l'Italia non partecipa più direttamente. Ma ad altre guerre sì, e risulta assurdo e ipocrita parlare di missioni di pace. In Afghanistan la missione ISAF è da anni impegnata in operazioni di guerra contro la ribellione taliban e al momento ha uno scarsissimo controllo di qualunque cosa avvenga al di fuori della capitale Kabul. In Libano dopo le cinque settimane di offensiva israeliana (condotta con armi e finanze statunitensi), la missione UNIFIL 2, da questo mese a comando italiano, svolge un ruolo ambiguo e non è messa in condizione di poter nuocere a qualsiasi futura iniziativa unilaterale di Israele. Inoltre, legittima un governo che mantiene il potere senza l'appoggio di tutte le componenti confessionali, in violazione degli accordi che avevano permesso sedici anni di stabilità dopo altrettanti di guerra civile. Poco vale appellarsi al sigillo apposto su entrambe le missioni da un Consiglio di Sicurezza dell'ONU che, grazie al meccanismo del diritto di veto, delibera solo in base all'unanimità di USA, Regno Unito, Francia, Cina e Russia.
L'Italia è a tutti gli effetti una delle pedine più importanti del grande gioco della Guerra Permanente. E' un gioco assolutamente funzionale al mantenimento dello status quo mondiale a livello economico e politico. Non torniamo a soffermarci sugli Ingenti profitti dei colossi degli armamenti né sugli enormi interessi economici che orbitano attorno al Medio Oriente, su cui negli ultimi anni molto si è detto e scritto. Spesso si dimentica però l'altro effetto della cosiddetta guerra al terrorismo: creare e mantenere in vita il simulacro di un nuovo Grande Nemico dell'occidente, in nome del quale siamo tutti tenuti in un costante stato di allarme. Al simulacro negativo del terrorismo internazionale il marketing delle democrazie occidentali contrappone quello positivo della Sicurezza, grazie al quale ogni restringimento delle libertà personali viene venduto come un sacrificio necessario al bene comune. Dal 2001 si emano ovunque legislazioni d'emergenza che poi diventano armi contro ogni forma di dissenso interno (in Italia il 'Pacchetto Pisanu', negli USA il Patriot Act, ecc); la sorveglianza degli stati sui cittadini ha compiuto in questi anni un notevole salto di qualità, innanzitutto a livello tecnologico ma concretizzatosi anche nella pretesa dei poteri pubblici di disporre senza limiti di qualsiasi dato personale presente in banche dati private.
Scendiamo in piazza a fianco dei vicentini che da mesi si oppongono alla colonizzazione del loro territorio, contro le servitù militari, contro la guerra permanente, contro tutte le politiche di controllo sociale.

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